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STORIE • Giuseppe

Aggiornamento: 14 lug 2021

Mi chiamo Giuseppe e ho 51 anni. Provengo da una buona famiglia ma, nonostante ciò, ho avuto un’adolescenza turbolenta. All’età di 12/13 anni già ero per strada e nella mia ingenuità mi inoltravo nelle droghe leggere e nell’alcol, apparentemente senza che questo causasse seri danni e disagi alla mia vita.



In seguito, però, l’insoddisfazione mi spinse verso droghe molto più forti finché, verso i 16/17 anni arrivai ad usare eroina e cocaina.

Come tutte le schiavitù e le dipendenze, all’inizio sembrava controllabile e gestibile ma dopo un paio di mesi, ovviamente, ero totalmente schiavo.

Ebbe così inizio un incubo durato ben 10 anni, finché alla fine dopo aver provato

tutte le soluzioni umane e scientifiche, ad un certo punto, quando ero ormai

sprofondato, nel momento più buio della mia vita, mi rivolsi all’Unico che poteva

aiutarmi e gridai a Cristo Gesù, perché mi salvasse.

 

Non per caso, ma per un piano ben preciso di Dio nella mia vita, volli provare a fare

un percorso comunitario in una struttura per il recupero dalle tossicodipendenze. La mia idea era di restarvi giusto il tempo necessario (magari un mesetto), perciò ne scelsi una vicina, e decisi di andare al C.E.R.T.

Ma compresi ben presto che i nostri progetti non sono quelli di Dio. Nel 2001

approdai al C.E.R.T. dove rimasi fino al 2003 completai tutto il percorso. Al C.E.R.T. ho imparato, per mezzo della Bibbia, la Parola di Dio, che dalla droga si può uscire e che, con l’impegno e lo spirito di sacrificio si può vivere una vita con valori.

Dopo la fine del Programma del C.E.R.T., sono tornato alla vita normale e oggi, grazie a Dio, faccio parte di una Comunità evangelica sita in Portici che ha contribuito a rafforzare il mio rapporto con Lui, sono felicemente sposato con due bambini e ho una vita serena nel Signore.

Ringrazio Dio per la “visione di fede” che c’è dietro al C.E.R.T. che ha spinto dei

credenti pieni di zelo e coraggio a raggiungere quelli che erano considerati da molti irraggiungibili e a recuperare quelli che la società considera irricuperabili, ma che Cristo ha amato, dando la Sua vita “anche” per loro.

Un abbraccio nell’amore del Signore.

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